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Il Banchiere dei poveri

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si può fare!

come il business sociale può creare un capitalismo più umano
Muhammad  Yunus

Editore:
Feltrinelli
Traduttore:
Anelli P.
Genere:
economia
Argomento:
etica economica
Collana:
Serie bianca
Data pubbl.:
settembre 2010
Brossura:
253 pagine
Prezzo:
€ 16,00
ISBN-10:
8807171937
ISBN-13:
978-8807171932

Descrizione
La nuova scommessa di Muhammad Yunus sta nel pensare un capitalismo diverso, basato su imprese che abbiano per scopo non solo il raggiungimento del profitto ma anche la ricchezza sociale: il business sociale. Yunus entra nel merito degli esperimenti di business sociale avviati in questi ultimi anni, spiegando cosa ha funzionato e cosa invece è da cambiare, grazie alla sua capacità di sminuzzare i problemi in modo non convenzionale, parlando costantemente con i protagonisti, per ripensare di continuo convinzioni e procedure. Oltre al racconto dei primi passi dell'esperienza Danone in Bangladesh, si susseguono il delizioso racconto della vicenda della Mirakle Couriers di Mumbai, un'impresa con finalità sociali di consegna a domicilio gestita da sordomuti poveri, organizzati da un giovanotto che studia a Oxford. Oppure l'incredibile vicenda dei medici dell'Ospedale dei bambini di Firenze, che dopo aver messo a punto l'unica cura contro la talassemia a livello mondiale, dal 2007 stanno cercando di esportarne le pratiche anche negli angoli più poveri dell'Asia. O ancora la collaborazione fra la multinazionale francese Veolia e il mondo Grameen per distribuire acqua potabile depurata nel bacino dell'Himalaya dove l'acqua è sì abbondante, ma contaminata da tracce di arsenico di origine naturale. I primi passi concreti che realizzano il sogno di un capitalismo dal volto umano, etico e finalizzato al benessere sociale.



Il banchiere dei poveri

Muhammad  Yunus


Traduzione: Ester  Dornetti
Collana: Universale Economica
Pagine: 272
Prezzo: Euro 8  

In breve

Un libro per capire come il prestito a bassi interessi ai poveri sia uno dei modi possibili per sconfiggere la povertà sulla terra. A Muhammad Yunus è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace 2006.

Il libro

Muhammad Yunus vive in uno dei paesi più poveri del mondo. Ad arginare gli effetti devastanti delle calamità naturali, della malnutrizione, della povertà strutturale, dell'analfabetismo e della alta densità di popolazione, in Bangladesh, non sono bastati i trenta miliardi di dollari degli aiuti internazionali. E' difficile, quindi, immaginare che l'Occidente abbia qualcosa da imparare da questo paese. Eppure, è nata qui la Grameen Bank e con essa un'idea per far sparire la povertà dalla faccia della terra. Il professor Yunus ha trovato il modo, accordando minuscoli prestiti ai diseredati della terra, di fornire al 10% della popolazione - bengalese (dodici milioni di persone) gli strumenti per uscire dalla miseria, e di trasferire poi la sperimentazione del microcredito dal Terzo mondo ai poveri di altri paesi. La banca presta denaro, a tassi bonificati, solo ai poverissimi: in questo modo coloro che non potevano ottenere prestiti dai tradizionali istituti di credito (e sono state in maggioranza donne) vengono messi nella condizione di affrancarsi dall'usura, di allargare la propria base economica e di prendere in mano il proprio destino. Questo libro, che è già un bestseller e che ha ispirato un film, ci racconta come è stato possibile realizzare tutto ciò.





Un mondo senza povertà

Muhammad  Yunus


Traduzione: Pietro  Anelli
Contributi: Karl  Weber
Collana: Serie Bianca
Pagine: 240
Prezzo: Euro 15

In breve

“È tempo che la nuova idea del business sociale guidi la prossima grande trasformazione del mondo. È tempo che la visione di un mondo in cui la povertà sia solo un ricordo del passato si trasformi in realtà.”
Un mondo finalmente senza poveri: la nuova sfida del premio Nobel per la pace 2006.  

Il libro

Con Il banchiere dei poveri ha raccontato la storia straordinaria della fondazione della Grameen Bank e ha mostrato come il sistema del microcredito sia capace di sottrarre milioni di persone alla miseria e allo sfruttamento. Da allora ha esteso il raggio d’azione di Grameen dal campo strettamente finanziario a quelli dell’alimentazione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, delle telecomunicazioni. Oggi il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus è pronto per una nuova sfida: proporre quell’esperienza come un modello e un punto di riferimento per riuscire finalmente ad estirpare la piaga della povertà mondiale. La sfida si può vincere, secondo Yunus, con lo sviluppo e la diffusione del “business sociale”: un nuovo tipo di attività economica che ha di mira la realizzazione di obiettivi sociali anziché la massimizzazione del profitto. Non elemosina, dunque, né aiuti pubblici gestiti il più delle volte con criteri oscuri e inutili complessità burocratiche. Al contrario, il business sociale è una forma di iniziativa economica capace di attivare le dinamiche migliori del libero mercato, conciliandole però con l’aspirazione a un mondo più umano, più giusto, più pulito. Sembra un sogno a occhi aperti. Ma è un sogno che ha aiutato il Bangladesh quasi a dimezzare il suo tasso di povertà in poco più di trent’anni. E che comincia a coinvolgere multinazionali, fondazioni, banche, singoli imprenditori, organizzazioni no profit in ogni parte del mondo. Una rivoluzione sociale ed economica ancora silenziosa, ma che può rappresentare una speranza concreta di risolvere finalmente il problema più grave che affligge il mondo d’oggi.  







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Muhammad  Yunus

Muhammad Yunus, è nato e cresciuto a Chittagong principale porto mercantile del Bengala. Laureato in economia, ha insegnato nelle Università di Boulder, in Colorado, e alla Vanderbilt University di Nashville, Tennesse, ha poi diretto il Dipartimento di Economia all’Università di Chittagong. Nel 1977 ha fondato la Grameen Bank, un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie. Grazie alla geniale intuizione di prestare i soldi ai poveri, soprattutto donne, senza richiedere nessuna garanzia, ha notevolmente migliorato le condizioni di vita del suo paese e ha operato una notevole rivoluzione economica.




Video: Il Banchiere dei poveri


Povero mondo ti salveremo. Intervista a Muhammad Yunus  
di Francesco Olivo, tratta da “Il Messaggero”, 9 luglio 2008


Quando concesse un prestito di 27 dollari alle donne di un villaggio del Bangladesh, il professor Yunus capì che quello era un modello economico per far uscire milioni di persone dalla povertà. Lo presero per matto. Poi, dopo molti anni, ha vinto il premio Nobel per la pace e il microcredito è diventato una realtà in ogni angolo del mondo. La sua Grameen Bank fornisce piccoli prestiti che risvegliano lo spirito imprenditoriale anche nei mendicanti. Muhammad Yunus, bengalese di origine, 68 anni, economista e banchiere, è a Roma per presentare il suo libro Un mondo senza povertà e per ricevere la laurea honoris causa della facoltà di Scienze politiche della Sapienza.

Professore, in genere quelli che hanno teorizzato un’umanità liberata dalla povertà hanno sbagliato ricetta e previsioni...

Io non sostengo soluzioni ideologiche. Siamo abituati a pensare che, quando un individuo crea qualcosa, ne debba poi beneficiare economicamente. C’è un’altra via, però: quello che produco può essere messo a disposizione per la realizzazione di obiettivi sociali e non di profitti. Il microcredito è un sistema concreto basato sulla fiducia delle persone. La Grameen non ha neanche un avvocato, né un esattore.

Cosa distingue la Grameen dalle banche tradizionali?

Gli istituti tradizionali prestano soldi a chi già ne ha. Il microcredito ribalta questa pratica: diamo prestiti ai poveri.

Ma cosa vi garantisce che i soldi vengano restituiti?

L’unica garanzia è la fiducia. Chi ha avuto un prestito sa che, se restituisce i soldi in tempo, potrà accedere ad altro credito. E’ un sistema virtuoso che funziona praticamente sempre.

Ci sono Paesi che stanno uscendo dalla povertà grazie a queste esperienze?

In Bangladesh l’80% dei poveri è entrato nei programmi del microcredito, ogni villaggio è stato raggiunto. La sfida è arrivare al 100%: in questo modo non solo si migliora l’esistenza delle persone, ma si stimola l’economia del Paese.

Il microcredito si può affiancare allo Stato nei Paesi in cui esiste il Welfare?

Lo Stato sociale garantisce la sopravvivenza, il microcredito fa uscire le persone dalla povertà. Il Welfare ti aiuta, ma ti tiene fermo dove sei. Lo Stato deve garantire l’assistenza, ma poi deve proporre un’alternativa, dicendo al cittadino: vuoi in regalo 200 euro o ne vuoi 2 mila in prestito per crearti un futuro? All’inizio saranno pochi quelli che rischieranno, ma il loro successo sarà un buon esempio. Lo Stato non deve operare come una banca, ma deve promuovere il business sociale.

Perché i prestiti della Grameen vanno quasi esclusivamente alle donne?

Perché le donne gestiscono meglio i soldi. I figli e tutta la famiglia ne beneficiano. Se un uomo viene a chiedere un prestito, noi gli diciamo “fai venire tua moglie e vedrai che la pratica si risolve prima”. Funziona così.

Proponendo questo modello di credito alternativo, ha trovato nemici?

I primi nemici sono stati gli integralisti religiosi ostili al fatto che concedessimo il credito alle donne. I politici, invece, ci dicevano che queste erano questioni loro e non degli economisti. La destra era contraria perché ci rivolgevamo ai poveri, la sinistra perché siamo capitalisti e non rivoluzionari.
E i banchieri? Parlate linguaggi molto diversi...
Mi ascoltano con attenzione, in qualche modo mi apprezzano. Poi, però, si ritengono incapaci di applicare il modello che propongo.

Si può ipotizzare una data entro la quale la povertà verrà sconfitta?

Non è facile, ma è utile. Se fissiamo una scadenza, per esempio il 2030, allora ci possiamo impegnare concretamente per rispettarla. Se restiamo vaghi, allora il problema non si risolverà mai.

La povertà è in crescita o diminuisce?

In generale è in diminuzione. In particolare in Cina, India, Vietnam, Bangladesh e Indonesia, ci sono grandi progressi. Il problema è l’Africa, anche lì il microcredito può fare molto ma è presente solo in piccole realtà.

Rispetto a quando ha cominciato, la situazione è migliore o peggiore?

Non vedo più la rassegnazione che esisteva un tempo. C’è più speranza che la propria condizione possa migliorare. La sfida maggiore era cambiare la mentalità e questo è uno scopo raggiunto.

Il G8 in corso in Giappone ha in agenda il problema della fame, ne uscirà qualcosa di positivo?

I leader devono dimostrare di non essere solo dei politici locali. Per loro è un’opportunità. Per quelli che cominciano è una prova importante, per quelli che stanno per lasciare è l’ultima occasione per fare qualcosa di utile.  


 
 
Aggiornato il: 20/02/2023
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